11 Ago Perché non ha senso che la finanza parli di Intelligenze artificiali (generative)
Chi si occupa di investimenti usa i soliti parametri di costi/benefici per giudicare la buona riuscita di un qualsiasi progetto. Se dovessimo accontentarci di tanto poco, staremmo ancora mettendo timidamente il naso fuori dalle caverne, chiedendoci quanto sia opportuno uscire e quanto sia conveniente rimanere comodamente molto scomodi al loro interno. Mi spiego meglio.
Nel giro di pochi giorni il mondo della finanza ha spostato i propri riflettori sulle Intelligenze artificiali generative. Già rileggendo la frase precedente ci si rende conto che, se un’idea o un concetto non stanno in piedi scrivendoli, molto probabilmente non sono capaci di riscontri oggettivi.
Eppure, il fondo di investimento Elliott Management[1] prima e Goldman Sachs[2] subito dopo, hanno previsto un futuro nero per le AI – soprattutto quelle generative – perché sono pozzi senza fondo che non generano profitti.
A dire il vero, en passant, se l’analisi di Elliott Management è talmente caotica da risultare metafisica (cosa attendersi da un fondo di investimento che ha rilevato una squadra di calcio, infilandosi in un business che, notoriamente, genera profitti a mani basse…)[3], l’analisi di Goldman Sachs ha un pizzico di logica (sbagliata, ma pur sempre logica), soprattutto quando considera che l’AI è sopravvalutata e “selvaggiamente costosa”, tenendo conto di due elementi ritenuti focali e insindacabili, ovvero
- Le chatbot non sono brave a rispondere alle domande degli utenti e soffrono di allucinazioni[4]
- Le startup che si occupano di AI generative hanno entrate minime o nulle e sono sempre alla ricerca di finanziamenti.
Occorre fare tre salti indietro nel passato per avere un quadro d’insieme più utile a comprendere quanto chi si occupa di finanza dovrebbe uscire dalla logica binaria che vede i profitti contrapposti alle perdite, come se il mondo fosse tutto ascrivibile alle cifre nere oppure a quelle rosse.
Tre passi indietro, dicevo: andremo a giugno di questo 2024, a luglio del 1999 e a settembre del 1860. (Sarò breve. Spero.)
Prima tappa nel passato: giugno 2024
Tre ricercatori dell’Università di Glasgow (Scozia) hanno pubblicato un articolo[5] dal titolo evocativo “ChatGPT is bullshit” ossia “ChatGPT è una st@@@@ata nel quale Michael Townsen Hicks, James Humphries e Joe Slater, riducendo il paper all’essenziale, insistono sul fatto che il termine “allucinazione” è fuori da ogni contesto perché con tale sostantivo si classifica qualcosa che non esiste nella realtà, mentre le AI generative non hanno l’obiettivo di dire le cose come sono davvero ma di dare risposte come le formulerebbe un operatore umano.
Sostenere che le AI generative non hanno riscontri nella realtà è tanto ovvio quanto dire che le automobili non volano.
Sul fatto che le chatbot funzionino male si possono fare due esempi per comprendere quanto sia un’affermazione, questa sì, allucinante:
- Prendiamo una chatbot a caso, per esempio, Angie di TIM. Provate a usarla soltanto dopo avere consultato un medico [6], pena una crisi esistenziale al termine della quale avrete esperienze ascetiche (a me è apparso Paolo Brosio).
- Nicolas Gertler, studente al primo anno a Yale, ha generato una chatbot che risponde ai temi affrontati dal professor Luciano Floridi. Funziona molto bene, ancorché perfettibile.
La realtà dei fatti smentisce il mondo della finanza: le AI generative funzionano soltanto se sviluppate e allenate da chi lo sa fare.
In pratica, Telecom Italia Mobile dovrebbe chiedere aiuto a Nicolas Gertler. Questo non basta a sostenere che le AI generative sono sopravvalutate.
Siamo davanti a una rivoluzione senza precedenti che viene adombrata non dalla tecnologia, non dall’etica e neppure dalla filosofia, viene messa in forse da uno dei pochi ambiti che dovrebbe starne fuori, la finanza.
Seconda tappa nel passato: luglio 1999
Nel video sotto, Jay Leno si fa beffe di Jeff Bezos perché Amazon, dopo 5 anni di vita, non ha mai registrato un utile.
Per il mondo della finanza Amazon non avrebbe avuto modo di esistere. Se ci limitiamo al merchant online, è bene sottolineare che esiste nonostante non sia la prima voce di profitti per Amazon, al contrario di Amazon Web Services che genera utili miliardari e che esiste anche grazie alla piattaforma ecommerce la quale, per quanto ne sappiamo noi, può persino generare perdite [7].
Terza tappa nel passato: settembre 1860
Per capire cosa sta succedendo vi riporto al 1860, anno talmente importante da essere passato completamente in sordina. Eppure, se oggi le scienze hanno fatto passi da gigante è proprio perché nel 1860, a Karlsruhe (in Germania), 45 scienziati hanno deciso che un futuro diverso fosse possibile. Breve inciso: tra questi 45 figuravano anche 2 italiani, segnatamente il genovese Stanislao Cannizzaro e il torinese Raffaele Piria[8].
In breve, a Karlsruhe è stata sancita l’esistenza dell’atomo. Non era mai stato visto, se ne parlava in modo teorico però c’era da prendere una decisione chiara, rapida e netta: o l’atomo esisteva e ciò rendeva possibili tutti i ragionamenti che ne sarebbero conseguiti, oppure l’atomo non esisteva e allora la ricerca scientifica si sarebbe concentrata su altro.
Quindi, sempre in breve, se oggi esistono la fisica nucleare, l’energia nucleare e la medicina nucleare è grazie alla decisione presa da 45 scienziati 164 anni fa.
Impossibile calcolare quanti investimenti sono stati necessari per arrivare al punto in cui queste tecnologie si trovano oggi. È più plausibile sostenere che il mondo della finanza non avrebbe approvato nessuno degli investimenti profusi o, nella migliore delle ipotesi, avrebbe ammonito gli investitori affinché ne restassero alla larga.
L’Amara conclusione
Il lettore più accorto, bontà sua, si è certamente reso conto che nessuno di questi motivi inverte la realtà fattuale riportata da Elliott Management e da Goldman Sachs: le imprese che si occupano di AI generative bruciano cassa. Vero. Verissimo.
Ma non tocca alla finanza giudicare se una tecnologia ha un futuro. Al contrario, giacché i limiti delle AI (generative) sono tutti in chi ne fa uso, sarebbe opportuno che – vista la portata mediatica di cui gode – il mondo della finanza lanciasse allarmi di sensibilizzazione quanto mai necessari a centrare l’entità del problema, ossia quello per il quale, in futuro, la lotta non sarà tra chi ha un lavoro e chi non lo trova a causa dell’AI, ma tra chi sa usare le AI e chi non le sa usare.
Secondo la Legge di Amara [9], tendiamo a sovrastimare l’effetto di una tecnologia nel breve periodo e a sottostimarlo nel lungo periodo. In altre parole, può essere dannoso considerare l’impatto di una tecnologia in pochi anni perché, sul lungo termine, può avere valori ben superiori a quelli che erano ragionevolmente attesi all’inizio.
I termini “breve periodo” e “lungo periodo” sono identici sia in ambito tecnologico sia in ambito finanziario ma, nei due settori, hanno accezioni completamente diverse. Se, in passato (anche dal 1860 in poi) il mondo della finanza avesse fatto propri termini che non gli competevano, noi saremmo ancora tutti seduti attorno a un fuoco a decidere chi deve abbandonare la caverna per primo.
È l’uso che faremo delle AI (anche di quelle generative) a giustificare l’esistenza o meno delle startup che se ne occupano. Ma questo è un finto problema, già risolto da San Tommaso d’Aquino nel 1200: dobbiamo occuparci degli aspetti principali, lasciando a quelli secondari lo spazio che meritano.
La finanza è l’aspetto secondario. La portata futura delle AI è quello primario.
#leggediamara #amaralaw #aigenerative #goldmansachs #elliotmanagement #amazon #jeffbezos
Chi volesse insultarmi e non vuole farlo pubblicamente, può scrivermi all’indirizzo insulti@giudittamosca.it
[1] https://www.ft.com/content/24a12be1-a973-4efe-ab4f-b981aee0cd0b
[3] Ironia, non mi interesso di calcio
[4] “Allucinazioni” è una parola senza senso
[5] https://link.springer.com/article/10.1007/s10676-024-09775-5
[6] A meno che lo Xanax non venga venduto senza ricetta
[7] Amazon non separa i profitti della sua divisione ecommerce nei suoi resoconti finanziari
[8] Il primo è siciliano, il secondo calabrese. Ma non voglio offendere i leghisti
[9] https://en.wikipedia.org/wiki/Roy_Amara
(Immagine di copertina: unsplash.com/@googledeepmind)