01 Mag Perché la filosofia ha molto a che fare con l’Intelligenza artificiale
Perché la filosofia ha molto a che fare con l’Intelligenza artificiale. Numeri, etichette, script, istruzioni. E le domande?
Iniziamo archiviando gli aspetti meno evidenti, rispondendo a una delle domande più gettonate (e meno utili alla comprensione del problema) che suona più o meno così: “Ma se un’automobile a guida autonoma si trova in una situazione senza via d’uscita, sacrifica il pedone sulle strisce pedonali – normalmente un bambino di 3 anni o un’arzilla vecchina con le borse della spesa – o il conducente? “.
Non è il significato etico della domanda a essere messo in discussione, è la significante. Si tratta di un quesito che ha poco a che vedere con l’Intelligenza artificiale (IA) e molto con qualsiasi tipo di etica. Proiettiamoci con il pensiero nel passato, per esempio negli anni Settanta. Un quasi neo-papà è chiamato a decidere, durante un parto travagliatissimo, se salvare la moglie o il nascituro. Qui le IA c’entrano poco, eppure lo stampo del quesito è il medesimo.
In un simile contesto (nella significante) le IA non possono essere messe alla sbarra perché un quesito etico non ha ancora trovato soluzione nitida, inconfutabile e ripetibile.
Francesco Bacone
A cavallo tra il 1500 e il 1600 Francesco Bacone sosteneva che, avendo a disposizione una quantità di fatti sufficiente, si sarebbe potuto giungere a una verità. Tante informazioni, insomma, parlano da sé.
Per Bacone conoscenza e informazioni sono un tutt’uno.
Oggi di te si sa tutto: quanto sei alto, i tuoi orientamenti, il tuo percorso di studi, la tua professione. Si sa dove lavori, chi sono i tuoi amici, quali hobby pratichi. Come vesti, quale musica ascolti, quali libri leggi e quali film guardi. Si sa se preferisci la pizza o il pesce, la birra o il vino, se sei un fumatore occasionale o sei un tabagista fedele a una marca di sigarette. In alcuni database sono racchiuse informazioni sulle tue relazioni bancarie, sulla tua salute e sulla tua capacità di acquisto.
Tante informazioni. Un marketer che non ti ha mai incontrato potrebbe ricostruire il tuo profilo persino meglio di quanto può fare un tuo amico di vecchia data.
Domande
Tutti questi dati sono evidenza di nulla (al contrario di quanto sostiene Bacone) fino a quando non vengono letti mediante domande mirate. E le domande sono l’ossigeno della filosofia che non ha pretesa di rispondere a tutti i “Perché?” ma pone quesiti che contengono o iniziano con questo avverbio il quale, peraltro, è congeniato per arrivare a contenuti di causa o di fine.
Se l’idea di Bacone riportava alla capacità di formulare domande in base ai fatti disponibili, l’immensa variabilità (e impercettibilità) dei dati di cui disponiamo impone di saper fare domande per dare un senso ai “fatti” (dati) disponibili, per cercare di comporre un puzzle che, per quanto grande, sarà sempre una piccola parte di un puzzle immenso del quale non vediamo i pezzi.
Altre domande
Prima di potere acquistare un’automobile a guida autonoma da un concessionario, prima che milioni di veicoli autonomi possano circolare su strade e autostrade, al di là delle infrastrutture viarie, occorre trovare risposte non ai fatti in sé (chi sacrificare? Il bimbo ignaro o il conducente?) ma a vedute di più ampio e trasversale respiro.
Le domande vertono in direzione della libertà dell’individuo (chi decide chi sacrificare?), dell’adattabilità delle IA (chi si adatta a chi? L’uomo alla macchina o viceversa?) e, in primis, è necessario creare un punto di tara e decidere come viene definita la natura stessa di “intelligenza”. È l’intelligenza dell’uomo? E quale tipo di intelligenza? Quella matematica, quella spaziale, quella artistica…? Oppure (Dio ce ne scampi) quella delle macchine? Quindi, se non siamo “intelligenti” come macchine, come siamo? Ipointelligenti? Stupidi?
Separare o sposare?
Le scienze separano: il vero dal falso, ciò che funziona da ciò che non funziona, il giusto e lo sbagliato. La filosofia (l’etica e la morale) sposano il bene e il male nelle loro accezioni contemporanee e culturali.
Niente di tutto ciò è e sarà definitivo. Ma non può essere scisso, perché le IA avranno un costo economico-sociale e culturale il cui impatto sarà inversamente proporzionale all’impegno profuso fino da oggi per risolvere i problemi che inevitabilmente si porterà appresso per dare benefici (incalcolabili) alle generazioni future.
Le IA sono un banco di prova che ci costringerà a rivedere, a rimodellare e a innovare molti aspetti: pensiero, tecnologia, capacità di immaginazione e di astrazione. Ma ci spingono anche ad ampliare etica, morale e filosofia. Un’evoluzione dell’unione tra scienze propriamente dette e umanesimo che ci porterà a non dare più importanza alla domanda: “Le scienze spingono le discipline umanistiche o viceversa”?