02 Ott Fannulloni, incapaci e persino poco presenti per il Cdm. Ecco i procuratori da scartare
La magistratura ticinese è sotto la lente sia degli organi di verifica, sia sotto gli occhi vigili dei cittadini. Gli unici occhi che sembrano non apprezzare correttamente la portata di questo terremoto sono quelli dei politici, che guardano altrove o fanno altro.
La gravità della situazione è accentuata dai motivi per i quali il Consiglio della magistratura (Cdm) dà parere negativo alla riconferma di cinque (cinque) procuratori pubblici. Gli uscenti sono 20 in totale, cinque dei quali (il 25%) non hanno ottenuto il nullaosta. Il 25%.
Stando così le cose, va da sé che non debbano pagare soltanto loro, anche perché alcune lacune riscontrate non hanno scusanti e perché alcuni di questi procuratori lavorano per la magistratura da quasi due decenni. Nessuno si è accorto di nulla o chi sapeva ha guardato altrove? Tra l’altro, questo dimostra che la cura suggerita dal direttore del dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi è fuori luogo.
I motivi dei pareri negativi
C’è di tutto un po’. Anzi: c’è un po’ di tutto il peggio delle caratteristiche che un lavoratore non dovrebbe avere.
Si va dalla tendenza a rimandare i compiti minimi fino all’assenteismo. La mancanza di tempestività con cui questi procuratori si attivano è niente, se confrontata con le altre lacune emerse: poca precisione, capacità tecniche ridotte, mancanza di oggettività. C’è persino, tra i procuratori che hanno ricevuto un preavviso negativo alla riconferma, chi denota mancanza di rispetto per l’autorità e chi cede ai richiami del proprio ego smisurato. C’è anche un caso di “assenteismo“.
Tra i cinque, il Consiglio della magistratura ha individuato un procuratore il quale, con il proprio atteggiamento e con la scarsa qualità del proprio lavoro, può mettere a rischio l’immagine della giustizia ticinese.
Il problema è a monte
Tra questi cinque procuratori c’è chi ha una lunga carriera presso la magistratura.
Non da ultimo, almeno per quanto si evince da alcuni incarti visionati, a questi cinque procurati se ne dovrebbero aggiungere altri che hanno invece incassato il parere favorevole alla riconferma da parte del Consiglio della magistratura. L’audit è stato svolto correttamente? I parametri di valutazione sono stati applicati a tutti i procuratori al riparo da pregiudizi? Non lo so, ma mi chiedo ciò lo stesso.
A prescindere dalle informazioni in mio possesso, la posizione del procuratore generale Andrea Pagani, a cui è stato dato parere favorevole, è abbastanza dubbia. Il Movimento per il socialismo è stato l’unico partito ad avere colto questa nuance, facendo domande che non hanno ricevuto adeguata risposta.
La conclusione è che, se di perdita di immagine si parla, allora la magistratura ticinese è capace di fare da sé, senza l’intervento di questo o quel procuratore pubblico.
Volete le prove?
Qualche esempio. Il caso della querela al domenicale Il Caffè – ripresa anche da giornali non svizzeri come Repubblica – per avere fatto emergere lo scandalo che ha coinvolto la clinica Sant’Anna di Lugano e l’operato del dottor Piercarlo Rey, vicenda che si è conclusa con l’assoluzione del giornale ma che non sarebbe mai dovuta arrivare al dibattimento.
Ho portato alla luce un atteggiamento buio relativo all’uso privato che la polizia comunale di Lugano farebbe delle proprie forze, e la magistratura si è voltata altrove.
Gli abusi commessi dalle ARP? Dove li mettiamo? A quanto pare da nessuna parte.