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Velocità della connessione internet in Italia (e l’uso che se ne fa)
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Velocità della connessione internet in Italia (e l’uso che se ne fa)

In Italia 3 famiglie su 10 non accedono a internet. I dati relativi al 2017 presentati dall’Istat mostrano un quadro complessivo in cui le connessioni fisse sono le più diffuse. In Europa la banda larga nelle case raggiunge in media l’85% della popolazione connessa, un passo avanti rispetto all’Italia.

La Regione con la maggiore penetrazione di internet è il Trentino-Alto Adige (75,7%), poi la Lombardia (75,7%) e a seguire le Marche (75,2%). Indossano la maglia nera della diffusione di internet tra le famiglie la Basilicata e il Molise (entrambe al 66%) e la Calabria (64,2%).

Non c’è una sola regione in Italia in cui non siano connesse a internet almeno 6 famiglie su 10. Questa è la considerazione da cui partire: non sufficiente per lasciarsi alle spalle l’annoso e gravoso problema del digital divide, sufficiente però a capire che la connessione alla rete è assai diffusa in tutto lo Stivale.

Ovviamente si può e si deve fare di più, ci sono però dei limiti culturali che vanno colmati, compito che non può essere demandato (solo) ai provider, quanto alle istituzioni (scuola) e persino al mondo del lavoro.

Le cose cominciano a cambiare quando ci si limita alla diffusione della banda larga, ma questo impone un tipo di ragionamento del tutto diverso e i numeri si fanno ampiamente insufficienti.

La Lombardia è la regione con la massima diffusione di internet veloce, con il 42,6% e la Calabria chiude le fila con il 23%. Questi numeri, da soli, evidenziano la necessità che gli operatori internet nazionali stanno fallendo la loro missione primaria. Oggi più che mai hanno il dovere specifico di trainare l’innovazione e la digitalizzazione del paese e, al netto di alcuni alibi tra i quali la diffusione a “macchia di leopardo” della popolazione italiana, devono fare molto di più e non limitarsi a tergiversare attorno alla pozzanghera dei finanziamenti per il cablaggio del Paese. I fondi, pubblici o meno che siano, devono essere intesi come investimenti business critical e i litigi di quartiere messi in scena dal governo e da alcuni operatori devono essere superati con un grado di maturità superiore a quello mostrato fino ad oggi.

Chi non è connesso e perché
Sono tre le informazioni che non possono essere ignorate: chi non si collega a internet da casa lo fa perché non ha conoscenze del mezzo, non ritiene sia utile oppure trova costoso farlo. Queste tre categorie di persone, insieme, fanno oltre la metà delle famiglie italiane.

Anche immaginando (o sperando) che la percentuale di chi trova internet poco rilevante e quella di chi non sa farne uso si sovrappongano almeno in parte, c’è spazio per interrogarsi sulla necessità di diffondere una mentalità più temperata sulla necessità e sul ruolo della rete. Per coloro che ritengono internet troppo costosa vale invece la pena che siano i provider a farsi le opportune domande, senza limitarsi – come accade regolarmente – a paragonare il costo italiano a quelli applicati da altri operatori in altri paesi, perché chi opera in Italia deve omologarsi alle politiche di prezzo sostenibili dalle famiglie locali. Il prezzo fuori quota non è, come si può pensare, prerogativa solo del mezzogiorno, i valori percentuali più alti si registrano anche in Emilia-Romagna e in Piemonte.

Desta qualche preoccupazione anche la convinzione che internet non sia né utile né interessante, diffusa soprattutto in Trentino e nel Friuli e, ancora prima e più in generale, l’incapacità dilagante di utilizzare internet. Cifre che devono fare riflettere l’universo della scuola e che ha ripercussioni anche negli aspetti impiegatizi ed economici.

Chi si collega (per fascia di età)
La tabella che segue dimostra che, fino ai 55 anni di età, c’è sostanziale equità tra il numero di uomini e il numero di donne connesse, le differenze si accentuano nelle fasce dagli over 60 in poi. Le persone più anziane hanno meno dimestichezza con internet, ciò non deve affatto sorprendere e, nel corso dei prossimi decenni, le differenze tenderanno ad assottigliarsi.

Ecommerce ed ebanking
Le attività legate all’acquisto o alla vendita online di beni e servizi, unitamente all’uso di strumenti di ebanking (il campione ha potuto dare risposte multiple) dimostrano che un internauta su due (53%) ha già effettuato almeno un acquisto online. L’uso di una piattaforma ebanking è prerogativa del 42,5% delle persone connesse, un dato che, grazie anche al proliferare di app per dispositivi mobili, si può ipotizzare in crescita nei prossimi anni.

Attività online
La creazione (e l’upload) di contenuti è tipica soprattutto di chi rientra nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 34 anni, nonostante non sia la fascia in assoluto più avvezza all’uso di internet, che risulta essere quella che va dai 45 ai 54 anni e, a seguire, quella immediatamente precedente (35-44 anni).