27 Feb PPD Airlines e AvioLega, la storia dell’aereo che precipita ma poi smette
Il ticinese vero ricorda certamente la PPD Airlines, compagnia aerea ticinese di Bellinzona attiva dal 1991 al 2011. Un’azienda controllata dalla PPD Politics, multinazionale con molteplici interessi.
Un’azienda con i bilanci un po’ disastrati, complice la pessima nomea che con il tempo si era costruita. Correva voce che la PPD Airlines risparmiasse sui costi di manutenzione e, vero o no che fosse, in più occasioni i suoi aerei rischiarono il disastro totale.
Quotata sulla Borsa del popolo, la PPD Airlines vide progressivamente calare i prezzi delle azioni dai 200 franchi iniziali ai 19,99 franchi del giorno delle ultime contrattazioni. La AvioLega, una delle tante aziende della multinazionale Lega&Partners, ne approfittò con una scalata ostile, comprando tutto il pacchetto azionario.
Così i cieli ticinesi cominciarono ad essere popolati da lunghe fusoliere bianche con vistose scritte “I ticinesi volano AvioLega” .
La compagnia, tra alti e bassi, riuscì a fare lievitare i prezzi delle azioni (anche se, va detto, non tutti gli azionisti sono geni della finanza). L’azionariato popolare voleva impedire ai capitali esteri di entrare in società e avrebbe voluto solo voli da Chiasso ad Airolo, con controlli serratissimi dei passeggeri che salgono a bordo.
Salita al timone nel 2011, la AvioLega continuò a risparmiare sui costi di manutenzione, andando così a creare una somma di disfunzioni alla flotta, ormai gravemente compromessa. Nel 2013 l’Ufac, l’Ufficio federale dell’aviazione civile, avvertì la AvioLega di quali potenziali rischi corressero gli aerei. Erman Gubbi, massimo dirigente della compagnia aerea, promise quindi controlli e verifiche massicce. Una promessa rimasta tale e che ci porta, ahimè, alla dolorosa cronaca attuale.
Arriviamo ai giorni nostri. È cosa risaputa che, volando sui cieli calabresi, un aereo della AvioLega ha cominciato a perdere quota.
Finale uno (i miracoli esistono)
I passeggeri, avvertita la situazione di grave pericolo, sono andati nel panico. Il capitano Gubbi ha quindi comunicato che l’aereo stava attraversando una turbolenza imputabile a un campo magnetico tipico della Calabria, un’area di attrazione gravitazionale tipica dell’Italia che si accentua mano a mano che si vola verso il Mezzogiorno.
La situazione però diviene tragica nel giro di poche miglia: allora Gubbi capisce che deve riprendere in mano il microfono. “È tutta colpa della PPD Airlines”. Parole magiche: i motori riprendono a funzionare, gli strumenti di bordo sono diventati governabili e l’aereo ha potuto atterrare a Reggio Calabria.
Finale due (un po’ più tragico)
Nonostante i problemi sperimentati nel viaggio di andata, Gubbi ha deciso di fare finta di nulla, sperando che i passeggeri non ricorressero ai media per raccontare la loro avventura.
Pochi giorni dopo, durante il viaggio di ritorno, l’aereo ha ceduto. Erano le prime ore del mattino quando il fuoco ha cominciato a mangiare, pezzo dopo pezzo, prima la coda della fusoliera e poi tutto l’aereo. L’aereo è tuttavia riuscito ad ammarare tant’è che non si registrano morti ma solo feriti leggeri.
Gli inquirenti hanno ritrovato la scatola nera vicino all’Isola Filicudi. Tra i pochi frammenti audio ricostruiti dai tecnici si sente la voce del capitano Gubbi urlare “non lascio il timone” e poi il coro di passeggeri “e quando cazzo mai lo hai preso in mano?” .
Epilogo (decisamente più tragico)
I vertici della Lega&Partners hanno cominciato la solita corsa al salvabile: “è giusto dire che volare sulla Calabria sia stato un tragico errore” o, ancora, “è tutta colpa della PPD Airlines e del Giannino Podrazzoni” (con tanto di preposizione articolata davanti ai nomi propri).
Discorsi triti, banali e falsi che non tolgono nulla allo scampato disastro aereo.
E la PPD Airlines?
Ha cessato di esistere nel 2011, nella sua sede originale ora trova posto la PPD Health&Welfare, che sta affossando la sanità e la socialità ticinese. Fino a quando non verrà rilevata dalla Lega Fitness, a cui toccherà il compito di dare loro il colpo di grazia.